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In questa intervista Antonio Tombolini, fondatore della casa editrice StreetLib ci racconta come dalla sua passione per i libri e la lettura è scaturito l’interesse per l’editoria digitale. Un mondo tutto da scoprire, come rivelano le sue parole. Un settore industriale che è saldamente legato alla tradizione della stampa e che solo lentamente riesce a creare un proprio mercato che richiede solide strategie e vedute molto ampie, ma che consente anche di avere la testa “tra le nuvole”.
ELR: Antonio Tombolini, nel 2006 hai fondato la casa editrice Simplicimus Book Farm che dal 2016 si chiama StreetLib. Come è nato l’interesse per l’editoria digitale?
Antonio Tombolini: Semplicemente dalla mia passione per i libri e la lettura, che mi portò all’epoca a chiedermi se anche il libro non avrebbe dovuto fare i conti, prima o poi, con la transizione al digitale che la musica stava già affrontando.
ELR: Nel 2014 hai fondato un’altra casa editrice, la Antonio Tombolini Editore (ATE), un’editoria digital first che come StreetLib pubblica anche libri cartacei. Sul sito dell’ATE promuovi dei workshop. Come sono strutturati i workshop? Quali sono le prerogative per partecipare ai vostri corsi di formazione?
Antonio Tombolini: L’esperienza dei workshop ATE è stata preliminare alla creazione (a cui stiamo lavorando proprio in questi mesi) di un’offerta di formazione specialistica sul libro in tutti i suoi aspetti, che prenderà entro il 2018 la forma di una vera e propria “Scuola Permanente del Libro”, con una grande molteplicità di corsi e percorsi formativi, sia nell’area delle professionalità tecniche, che in quella dei contenuti e delle professionalità economico-manageriali. Siamo convinti che la transizione al digitale e alla rete comporti anche per l’industria del libro un adeguamento delle competenze e intendiamo offrire gli strumenti migliori per acquisirle.
ELR: Secondo te c’è nel settore editoriale una consapevolezza e una volontà forte per lo sviluppo di nuove tecnologie che agevoleranno il passaggio dall’editoria a stampa all’editoria digitale?
Antonio Tombolini: No, o almeno non in maniera adeguata nei protagonisti attuali dell’editoria. Sì, invece, e in misura crescente, tra gli autori, specie i più giovani, e i lettori.
ELR: Personalmente come hai vissuto il passaggio dalla stampa al digitale dal 2006 a oggi?
Antonio Tombolini: È stato ed è ancora un percorso di scoperte progressive, che sarà ancora lungo, perché siamo ancora ai primi passi di una evoluzione di cui non abbiamo visto che una piccola parte. Quello che ho imparato nel frattempo è che in queste fasi di cambiamenti radicali dei paradigmi di un intero settore, i meno avveduti e i meno adatti a individuare e coltivare il nuovo sono proprio quelli che in teoria si troverebbero nella posizione di maggior vantaggio, ovvero quelli che nel settore ci lavorano già. E più grossi sono, peggio è.
ELR: Da una breve ricerca sul web sui libri elettronici risulta che la storia dell’editoria digitale inizi attorno all’anno 1993 quando due italiani, Franco Crugnola e sua moglie Isabella Rigamonti, hanno creato il primo libro elettronico e quando il poeta Zahur Klemath Zapata pubblica “L’Assassinio come una delle belle arti” di Thomas de Quincey in formato DBF (digital book format). Secondo te quando ha avuto inizio la storia dei libri digitali e quali sono alcuni dei momenti salienti della storia dell’editoria digitale?
Antonio Tombolini: Riesce sempre difficile, e in fondo neanche troppo utile, rincorrere il primato di questo o di quello nell’avvento di un fenomeno. Il libro in realtà viene scritto e prodotto in digitale da tantissimi anni, da decenni, direi dall’avvento degli antenati dei computer, a fine anni ‘70 del secolo scorso, quando cominciarono a circolare non ancora i computer, ma le macchine per scrittura elettronica, di cui Olivetti era un precursore: da allora il libro viene scritto prevalentemente in digitale, lavorato impaginato corretto ecc. sempre in digitale, attraverso appositi programmi software. Il punto di svolta a mio avviso risiede in realtà nell’avvento dei primi dispositivi di lettura con schermo e-ink, che iniziammo a vendere, primi nel mondo, e non solo in Europa, proprio alla fine del 2006: è solo con questi schermi che leggere elettronicamente un libro diventa un’esperienza finalmente comparabile al comfort della esperienza di lettura su carta.
ELR: Nei StreetLib Stores è possibile acquistare o scaricare gratuitamente ebook nei formati PDF, EPUB e Kindle come anche libri cartacei in tantissime lingue – dallo Zulu al Bokmal. Quali sono i formati e i generi letterari più gettonati? Come si è sviluppato il mercato dei diversi formati?
Antonio Tombolini: Quanto ai formati il mercato si è andato concentrando su Kindle per il mondo Amazon e su EPUB per tutto il resto, con una residuale importanza del PDF per la diffusione gratuita e per la manualistica. Quanto ai generi letterari invece la parte del leone la fa senz’altro la narrativa, per ora, anche se la saggistica sta già mostrando segnali di crescita, e sarà destinata a crescere molto più della narrativa nei prossimi anni, man mano che miglioreranno i software di lettura digitale.
ELR: Sui siti Simplicissimus.it e StreetLib.com è possibile distribuire gli ebook attraverso le rispettive piattaforme STEALTH e PUBLISH. Da dove nasce l’esigenza di creare delle piattaforme digitali? Quali sono i vantaggi rispetto ai servizi online già esistenti?
Antonio Tombolini: Piattaforme come la nostra consentono anche a piccoli editori e self publishers di raggiungere col proprio libro tutti gli scaffali di tutti gli ebook store del mondo, dai più grandi e globali fino ai più piccoli e locali. E tutto con un clic, senza bisogno di negoziare con una pluralità crescente di store, e senza dover gestire separatamente ciascuno di essi, anche dal punto di vista amministrativo e contabile, che come si può immaginare è particolarmente complesso. D’altro lato consentiamo ai player più grandi e globali, come Amazon, Apple, Google, Kobo, di offrire in vendita titoli (distribuiamo ad oggi quasi 250mila titoli, e acquisiamo circa 500 titoli nuovi a settimana) provenienti da piccoli editori e self publishers che loro non sarebbero mai in grado di raggiungere e gestire.
ELR: Da un punto di vista di estetica del medium come cambia il modo di concepire l’impaginazione di un ebook arricchito con effetti interattivi e multimediali rispetto a un libro cartaceo?
Antonio Tombolini: Questo è in realtà un terreno molto delicato e su cui c’è molto da sperimentare. I software di lettura non sono tutti allineati, e inserire troppi “effetti” rischierebbe di far funzionare il libro su una piattaforma e non su un’altra. Non solo: questi “effetti” vanno dosati con grande cautela, perché il passo da “ebook interattivo ben fatto” a “videogame fatto male” è molto breve.
ELR: Come vengono salvate e archiviate opere interattive e multimediali?
Antonio Tombolini: I file delle opere risiedono nei nostri server “on the clouds”, con repliche in varie aree del mondo, così che qualora dovessero aversi interruzioni di connessione in un’area, per esempio nei server USA, possano entrare in funzione i server europei o asiatici.
ELR: Quanto è importante conoscere le lingue di programmazione per creare degli ebook in formato EPUB? Che consigli daresti a coloro che vogliono iniziare a imparare a programmare?
Antonio Tombolini: Chi vuole dedicarsi al mestiere dell’impaginatore oggi non può certo fare a meno di studiarsi il formato EPUB, che è fondamentale, ma che è anche, in fondo, una sorta di “dialetto” specializzato per i libri del HTML. Chi invece scrive libri non ne ha affatto bisogno. Noi stessi offriamo un’applicazione gratuita online, StreetLib Write attraverso cui è possibile scrivere il proprio libro, o importare il proprio libro esistente in formato Word e simili, per ottenere automaticamente un formato EPUB, Kindle e PDF validato e pronto per la distribuzione.